Descrizione
dell’edificio realizzato da A. antonelli
Fotografie autoprodotte tra novembre 2013 e gennaio 2014
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La
struttura dell’edificio si presenta particolarmente flessibile: per esempio le
attività commerciali e artigiane possono essere esercitate su tre o quattro
livelli associabili, in quanto possono essere collegati tra loro gli ammezzati,
il piano terra e le cantine. Questa flessibilità dell’edificio è anche
riscontrabile nei piani superiori, destinati ad uso residenziale. Nei due piani
nobili gli ambienti possono essere utilizzati a tutta altezza oppure essere
suddivisi ricavando degli ammezzati. La distribuzione interna si sviluppa quindi
non su soli piani orizzontali collegati da una rampa di scale, ma presenta
anche un sistema più articolato, in cui vari livelli sono collegati a quelli
superiori o inferiori per mezzo di scale private, sull’esempio dei duplex.
Le grandi arcate del piano terreno, che abbracciano piano e ammezzato, vengono replicate nei due piani nobili: verso la strada sono soltanto decorative, simulate sulla parete. I tondi al di sopra di porte e finestre sono aperture virtuali, che possono essere rese reali in caso di presenza dell’ammezzato, in modo tale da consentirne una illuminazione naturale. La suddivisione interna è maggiormente visibile dalle aperture presenti nel prospetto interno. Il terzo piano invece non è più ammezzabile ma solo soppalcabile. In totale si ottengono otto piani fuori terra (computando i mezzanini) simulandone tuttavia la presenza di soli quattro. Negli interni della casa Antonelli, la ricerca funzionalista del progettista è chiara: smussature e arrotondamenti sistematici d’ogni membratura conferiscono allo spazio un carattere continuo. I dettagli sono stati oggetto di particolare attenzione, come ad esempio nei serramenti, esili al limite della labilità, tenuti da un tirantino metallico; o nelle ante dei finestroni semicircolari dell’ammezzato al piano terra, che quando sono aperte fanno da porta ai ripostigli laterali ricavati negli sguinci. La massa muraria viene spesso scavata e modellata per assecondare le necessità, come accade nel vano scala illuminato dal lucernario e ventilato ad ogni piano dalle arcate aperte, attorno a cui, nella difficile zona d’intersezione ad angolo acuto dei corpi di fabbrica, gli ambienti ricevono aria e luce. In questo caso l’architetto ha provveduto a traforare le pareti con aperture di forma, posizione e dimensioni diverse, secondo uno schema asimmetrico ma comunque bilanciato. Allo stesso modo si può osservare come le volte dell’ammezzato al piano terreno siano state scavate con grande precisione in modo da permettere l’apertura dei serramenti. La struttura portante dell’edificio è affidata a pilastri che sorreggono le volte. Al fine di aumentare la stabilità del sistema, Antonelli progetta e fa mettere in opera un sistema invisibile di tiranti metallici. BIBLIOGRAFIA:GIOVANNI BRINO e FRANCO CORSICO, La lettura del linguaggio visivo: note all’analisi di un fatto urbano, Torino, Istituto di elementi di architettura del Politecnico, 1966.
GIOVANNI BRINO e FRANCO ROSSO, La casa dell’architetto Alessandro Antonelli in Torino, in: “Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino”, Torino, maggio-giugno e luglio-agosto 1972. FRANCO ROSSO, Alessandro Antonelli 1798 - 1888, Milano, Electa, 1989. SILVIA QUERRO, Casa Antonelli: analisi sulle strutture per la conoscenza, la conservazione e la sicurezza dell’edificio, Tesi di laurea, rel. Giuseppe Ferro, corel. Giovanni Brino, A.A. 2007/2008. |